Zona vinicola fra le più piccole d’Italia vanta, grazie alla sua ubicazione geografica a cavallo tra la zona alpina e quella mediterranea e fra la cultura italiana e quella tedesca, una produzione ricca di sfaccettature
La viticoltura in questa provincia spazia dai vigneti a clima fresco, collocati ai piedi delle catene alpine imbiancate di neve a nord, fino agli appezzamenti inondati dal sole, circondati da ulivi e cipressi verso sud. Grazie a trecento giorni di sole all’anno e a panorami mozzafiato, è una delle mete di villeggiatura più amate dai turisti europei, mentre la ricchezza di vitigni e contesti pedoclimatici concentrati su una superficie di appena 5.400 ettari lo rende uno dei territori più interessanti per gli appassionati di vino. Non è un caso che il magazine inglese Wine Enthusiast abbia scelto questa regione come una delle migliori dieci “wine destinations” del 2016, celebrandone la qualità dell’offerta vinicola, gli spettacolari paesaggi, l’ospitalità e la cucina. Oggi i visitatori che vogliono godere della bellezza e delle eccellenze dell’Alto Adige possono scegliere nel circuito Vinum Hotels Alto Adige, sul relativo portale, uno dei 29 alberghi (di cui alcuni siti in luoghi storici) che promettono soggiorni interamente dedicati all’enologia, con degustazioni nelle proprie cantine ricche di eccellenti etichette altoatesine, italiane ed estere, con visite alle aziende e alle vigne e con workshop a tema. Le strutture sono distribuite nelle sette zone di coltivazione della regione con una varietà d’altitudini, terreni e microclimi che stanno alla base dell’ampia e variegata offerta vinicola. Ognuno degli alberghi è gestito con personalità e passione da grandi esperti.
LA DOC ALTO ADIGE E IL CONTESTO PRODUTTIVO
Il ritrovamento nel corso degli anni di reperti archeologici, tra cui cesoie da vite e mestoli da botte del V secolo a.C., dimostrano che la provincia di Bolzano è una delle zone vinicole più antiche d’Europa. Grazie alla via Claudia Augusta, aperta già dagli Antichi Romani, generazioni di pellegrini e mercanti hanno portato in Alto Adige nuove conoscenze e differenti barbatelle di vite e, a partire dall’VIII secolo d.C., vari monasteri bavaresi acquistarono tenute vinicole in questo territorio, climaticamente assai più idoneo a coltivare la vite. Anche la monarchia austroungarica e l’Arciduca Giovanni favorirono la diffusione della viticoltura introducendo nuovi vitigni come il Riesling, i vitigni della Borgogna. Dagli Anni Ottanta poi la produzione vinicola ha imboccato con fermezza la strada della qualità, con riduzioni drastiche delle rese e l’adozione di metodi e tecnologie d’avanguardia, tanto che oggi quasi tutta la superficie vitata è protetta dal disciplinare DOC per il 98,8%. Attualmente sono 5.000 i viticoltori, suddivisi tra le cantine sociali dei produttori, le tenute vinicole e i vignaioli indipendenti (le tre associazioni che le rappresentano si sono riunite nel Consorzio Vini Alto Adige e collaborano a stretto contatto fra loro, ndr), con l’impiego di ben 10.000 addetti. I vigneti dell’Alto Adige sono variegati e molteplici, come i paesaggi che spaziano dai brulli pendii nella Val Venosta alle colline soleggiate nella Bassa Atesina, fino agli impianti immersi nell’area alpina in Val d’Isarco. I vignaioli altoatesini hanno fatto tesoro di queste differenze e hanno imparato a valorizzare al meglio l’unicità di ogni appezzamento, esaltando ognuno con il vino più adatto, facendo nascere etichette inimitabili, di grande spessore e carattere, che portano scolpita la propria provenienza nella loro peculiarità organolettica. Trecento giornate di sole all’anno, un clima continentale temperato, precipitazioni tra i 50 e gli 80 millimetri, fanno dell’Alto Adige un territorio ideale per la viticoltura. La catena alpina che si staglia a nord scherma efficacemente questa terra dai venti freddi settentrionali, mentre verso a sud l’orografia del territorio si apre, accogliendo gli influssi benefici del Benaco e del Mediterraneo. Le forti escursioni termiche fra il giorno e la notte, una temperatura media di 18° durante il periodo vegetativo e le precipitazioni piuttosto frequenti sono anch’essi ingredienti ideali per avere in vendemmia uve di qualità. Le caratteristiche geologiche delle aree viticole altoatesine poi cambiano spesso da un produttore all’altro, anche a distanze minime. Si va dal porfido vulcanico della Valle dell’Adige, Bolzano e Caldaro alla roccia metamorfica di quarzo, scisto e mica della Val d’Isarco e Val Venosta, dal terreno calcareo o dolomitico della Bassa Atesina alle marne di Cortaccia. Una parte dei vigneti si estende su conoidi detritici e alluvionali, altri su pendii e terrazzamenti, ciascuno con peculiarità differenti. Grazie a questi fattori così eterogenei si coltivano circa 20 vitigni diversi, che danno origine a una pluralità di vini davvero unica per un territorio così circoscritto. Più del 60% dei vigneti è coltivato a uve bianche con una percentuale in costante aumento. Fra le varietà più diffuse spiccano il Pinot Grigio e il Gewürztraminer, lo Chardonnay e il Pinot Bianco, che da sole da sole rappresentano il 70% di tutti i vini bianchi prodotti. Ma un ruolo rilevante è svolto anche da vitigni come Sauvignon, Müller-Thurgau, Sylvaner, Kerner, Riesling e Veltliner. Fra i rossi, oltre alle due varietà autoctone Schiava e Lagrein, anche altri vitigni classici – come Pinot Nero, Merlot, Cabernet Sauvignon e Franc – si sono ambientati da più di un secolo in Alto Adige, dove hanno trovato condizioni pedoclimatiche ottimali. Le uve rosse ricoprono poco meno del 40% della superficie vitata della provincia di Bolzano. Una specialità è la produzione di 260.000 bottiglie all’anno di Spumante Metodo Classico ottenuto da uve Chardonnay, Pinot Bianco e Pinot Nero. Quanto ai vini da vendemmia tardiva prodotti da Moscato Rosa, Moscato Giallo e Gewürztraminer molti di loro sono premiati ogni anno dalle maggiori Guide italiane ed estere.
SETTE DIFFERENTI ZONE DI PRODUZIONE
La Bassa Atesina oltre a essere la zona vinicola più estesa delle sette differenti aree è anche la più calda. Qui anche i vitigni a maturazione tardiva, come il Cabernet Sauvignon, danno origine a vini equilibrati. Ma è anche la zona in cui si trovano i vigneti più alti, complice il cambiamento climatico. Nel comune di Magré, ad esempio, prosperano viti di Muller-Thurgau a più di 1.000 metri di quota. I paesi di Mazzon e Montagna sono considerati roccaforti del Pinot Nero, mentre Termeno è la patria del Gewürztraminer, protagonista di una vera rinascita. Il Lago di Caldaro può essere definito il cuore enoico dell’Alto Adige, mentre i due comuni di Appiano e Caldaro guidano la classifica della produzione vinicola provinciale. Oggigiorno l’area vinicola del Lago di Caldaro non è più il simbolo della Schiava, ma anche di Merlot, Cabernet e Pinot Nero ottimamente strutturati. Alle quote più elevate maturano rigogliosi il Pinot bianco e grigio, lo Chardonnay e il Sauvignon. Oltre a essere il capoluogo dell’Alto Adige, Bolzano è il terzo comune della provincia per produzione vinicola ed è nella sua conca che nascono due vini pregiati: da un lato il Santa Maddalena – versione più nobile e corposa della Schiava per l’aggiunta di una percentuale di Lagrein – che cresce sulle colline omonime e pendii limitrofi di Santa Giustina, Rencio, Costa e San Pietro, e dall’altro il Lagrein, varietà autoctona di cui il capoluogo è la roccaforte. L’arenaria porfirica rossa che domina nella Valle dell’Adige conferisce ai vini una nota minerale molto caratteristica. Tutti i vini che recano la denominazione DOC Alto Adige Terlano sono bianchi. La zona vinicola del Burgraviato comprende Merano e i paesi limitrofi, dove il clima mite e temperato, insieme a terreni sabbiosi, crea condizioni ideali per la viticoltura. In Valle Isarco dominano i terreni sedimentari ricchi di quarzo, mica e scisti che conferiscono ai vini freschezza, gusto minerale e un’acidità spiccata. Da alcuni anni vi si producono vini di prestigio internazionale ottenuti da Kerner e Riesling. Le precipitazioni che non superano i 400 millimetri al metro quadro della Val Venosta, i terreni magri e sabbiosi e il clima fresco conferiscono un timbro raffinato ed elegante. Oltre al Pinot Bianco e Müller-Thurgau, anche il Pinot Nero si sta rivelando una carta vincente per la viticoltura venostana.
COSTRUZIONI MEDIOEVALI SIMBOLI DELL’ENOLOGIA
Castelli tuttora abitati, arroccati in posizioni strategiche, rappresentano ancora oggi importanti realtà della viticoltura provinciale. All’ingresso della Val Senales, situata nella zona venostana, sorge il medievale Castel Juval, edificato nel 1278. La fortezza ristrutturata nel 1913 è dal 1983 la residenza estiva dell’alpinista Reinhold Messner, che ne ha fatto la sede principale del suo MMM Messner Mountain Museum. Nei pendii sottostanti si trovano 4 ettari di vigneti e la cantina Unterortl dati in gestione, dal 1992, alla famiglia Aurich. Gli impianti prevalentemente ripidi, con un dislivello di quasi 250 metri, appoggiati su rocce di Gneis conferiscono, unitamente all’esposizione e al microclima, un carattere unico. A Merano si trovano i Giardini di Castel Trauttmansdorff dove crescono rigogliosi antichi vitigni tra cui il Gewurztraminer, la Schiava e il Lagrein unitamente al Blatterle, al Fraueler, al Jungferlen, al Gschlafene e altri nomi accattivanti di alcune varietà regionali oggi praticamente scomparse. Poco più a sud ai piedi di Castel Katzenzungen a Prissiano, frazione di Tesimo e a circa 600 metri d’altitudine, cresce una straordinaria vite dalle notevoli dimensioni di Versoaln, le cui fronde si estendono per oltre 300 metri quadrati. L’età di questa vite è stata stabilita scientificamente nel 2004 a più di 360 anni. Il vigneto è gestito dal 2006 dai Giardini di Castel Trauttmansdorff, mentre la vinificazione di questa rarità è affidata al Centro di Sperimentazione Agraria e Forestale Laimburg. In Val Isarco, nei pressi di Bressanone, sorge l’Abbazia di Novacella fondata nel 1142 dal vescovo Beato Hartmann con i canonici agostiniani. Il complesso monastico, dotato sin da allora di terreni e aziende agricole, ha avuto nel corso dei secoli periodi alterni di splendore con la realizzazione di opere architettoniche e artistiche come numerosi altari, biblioteche, trittici, affreschi e la scrittura di manoscritti miniati, seguiti da diversi periodi bui da cui l’Abbazia si è però sempre ripresa. Ancora oggi i canonici agostiniani reggono il destino del convento e conducono una delle cantine attive più antiche esistenti al mondo. Vinificano le uve di 85 ettari con una conduzione ecosostenibile e la realizzazione di vini di alto profilo da monovitigno. Da tutti i fattori prima descritti, sommati all’appassionato lavoro dei vignaioli, nascono vini eccellenti come testimoniano i premi delle guide enologiche.
DOVE DORMIRE
SCHLOSS HOTEL KORB
Missiano Appiano
Le mura medioevali di questo maniero custodiscono stanze fiabesche arredate in stile. Appena fuori dalla cinta difensiva si trovano rose, vigneti di proprietà e meleti.
Nel ristorante i piatti tirolesi e mediterranei sono accompagnati da vini custoditi nella cantina, ricavata in un antico rifugio antiaereo, dove è possibile trovare una scelta sensazionale di etichette altoatesine (tra cui quelle prodotte dal proprietario Fritz Dellago), italiane e rarità francesi. Da poco più di 6 ettari di vigneti si producono vini bianchi e rossi premiati negli anni da concorsi internazionali e guide.
www.schloss-hotel-korb.com
ROMANTIC HOTEL TURM
Fie’ allo Sciliar
La torre del 13° secolo, oggi sotto tutela, è stata rinnovata e ampliata con stile diventando una roccaforte dell’ospitalità e del gusto, nella quale il titolare è al contempo il re della cucina. Stefan Pramstrahler, infatti, da decenni colleziona stelle, cappelli e altri riconoscimenti dalle più prestigiose guide gastronomiche nazionali ed estere. Numeri importanti anche per la cantina scavata nella roccia, che custodisce grandi etichette italiane e internazionali ma anche gli eccellenti vini prodotti nell’azienda di proprietà Grottnerhof. Relax garantito nell’esclusiva e rigenerante Spa.
www.hotelturm.it
DOVE MANGIARE
ZUM LÖWEN
Tesimo
Anna Matscher conduce dal 1987 un ristorante impostato su tradizione e stagionalità. Il 2008 è stato l’anno della ristrutturazione e del conferimento della stella Michelin, tuttora conservata. La Chef è molto fiera del suo orto da cui, a seconda della stagione, attinge ingredienti. La sua cucina propone preparazioni con le diverse tipologie d’interiora, la selvaggina, le verdure biologiche di Harald Gasser di Barbiano (tutti di provenienza altoatesina ndr) con altri ingredienti come il pesce, i molluschi e l’anguilla, selezionati in base alla qualità. I menù, dove trovano posto piatti dedicati anche ai vegetariani e vegani, sono composti da piatti realizzati con tecniche e procedimenti della tradizione senza inutili esagerazioni.
www.zumloewen.it
ZUR ROSE
Appiano
Per Herbert Hintner la filosofia della gastronomia è riunire in ogni ricetta la cucina tradizionale con ingredienti per lo più regionali e la creatività dei tempi moderni. Impegno e costanza dello Chef hanno trasformato dal 1985 la trattoria in un locale di qualità, ottenendo il riconoscimento, dieci anni dopo, della stella Michelin, i punteggi di 17/20 dall’Espresso e 88/100 dal Gambero Rosso. Il ristorante ha sede in un edificio del XII secolo dove Hebert propone una cucina a seconda delle stagioni. Alcune proposte di quello invernale sono la zuppa di testina di vitello con tortelli di sedano, le sfoglie di pasta ai crauti con burro alla senape e carne salmistrata e, per chiudere in dolcezza, soufflé di panettone con ragù di arance e zabaione al miele.
www.zur-rose.com