La Reggia di Venaria fa parte di quel complesso di palazzi, “vigne”, ville, castelli e residenze reali dentro e attorno a Torino voluto dalla dinastia sabauda nella costruzione della capitale barocca. E fu l’architetto Amedeo di Castellamonte a inventare, nel 1674, l’espressione “Corona di delizie” per individuare geograficamente il “Palazzo di Piacere e di Caccia” voluto da Carlo Emanuele II e per spiegare i motivi che lo avevano portato a costruirlo a Venaria.
UN PO’ DI STORIA
La Reggia fu progettata dall’architetto Amedeo di Castellamonte secondo volontà del duca Carlo Emanuele II che intendeva farne la base per le battute di caccia nella brughiera collinare torinese. In realtà la Reggia faceva parte di una complessa e imponente operazione urbanistica destinata a rimodellare il sito preesistente, Altessano Superiore, che di fatto scomparve per far posto alla nuova città. Amedeo di Castellamonte plasmò il borgo, il palazzo con i suoi servizi, i giardini e i boschi di caccia (ciò che oggi è il Parco La Mandria) in un unicum di scenografie architettonico-ambientali tali da creare un grandioso complesso monumentale governato da un solo asse di simmetria, ancor oggi ben identificabile nella Via Maestra (oggi via Andrea Mensa) dell’abitato. Venaria Reale nasceva quindi come un complesso articolato, in cui la parte civile si integrava con quella di corte per poi confluire con quella naturale.
Costruita in pochissimo tempo, dal 1658 al 1679, fu destinata a vivere due secoli di ininterrotte modifiche, rimaneggiamenti e vicende storiche: già nel 1693 le truppe francesi del maresciallo Catinat saccheggiarono in parte il complesso, ma dal 1699 l’architetto Michelangelo Garove ideò un’immagine più imponente per il palazzo della Venaria, direttamente influenzata dai modi dell’architettura francese del tempo: grandi padiglioni uniti da gallerie e tetti mansardati. I lavori di ingrandimento furono ripresi nel 1716 da Filippo Juvarra (a lui si devono la Galleria Grande, in tempi recenti detta “di Diana”, e le realizzazioni della Cappella di Sant’Uberto dedicata al patrono dei cacciatori, della Citroniera e della Scuderia Grande) e continuati fino alla seconda metà del Settecento circa con altri architetti, tra i quali Benedetto Alfieri (che, a partire dal 1751, realizzò le maniche di collegamento dei corpi juvarriani, il maneggio, le nuove scuderie e la manica con il torrione del Belvedere per unire la cappella al palazzo). A metà del Settecento i viaggiatori francesi parlano di Venaria Reale come “la più grande e importante residenza di campagna del Re”. Con la completa riformulazione degli edifici, anche i Giardini persero la fisionomia “all’italiana” voluta da Castellamonte per divenire un grande parco “alla francese” di circa 125 ettari, con parterres a ricamo, viali, specchi d’acqua, boschetti, pergolati e un grande labirinto. Con l’occupazione francese del 1798 però il complesso di Venaria iniziò a conoscere un lento ma inarrestabile declino: la residenza non entrò nel circuito delle Dimore Imperiali napoleoniche (come invece accadde ad esempio nel caso della Palazzina di Caccia di Stupinigi) e incominciò la progressiva dispersione dei suoi tesori e la cancellazione del parco. Nel periodo della Restaurazione l’intero complesso sabaudo fu adibito a caserma e per tutto il XIX secolo ospitò i reggimenti d’artiglieria che ebbero un ruolo di primo piano nelle guerre d’indipendenza risorgimentali.
Restituita alla magnificenza barocca cui fu ispirata, la Reggia di Venaria è tornata simbolo di modernità e cultura solo nell’ottobre 2007 dopo due secoli di abbandono e degrado e otto intensi anni di restauro, promosso dall’Unione Europea e curato dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali e dalla Regione Piemonte (dalla sua apertura, La Venaria Reale si è attestata tra i primi siti culturali più visitati in Italia).
LA REGGIA DI VENARIA OGGI
Il complesso è imponente ed è impossibile non fare un confronto con la più nota Reggia di Versailles! Una giornata trascorsa qui vi farà fare un salto nel tempo, tra dame di corte in crinoline e rigidi bustini e nobiluomini a cavallo.
L’edificio monumentale vanta alcune delle più alte espressioni del barocco universale: l’incantevole scenario del Salone di Diana, la solennità della Galleria Grande e della Cappella di Sant’Uberto con l’immenso complesso delle Scuderie, le fastose decorazioni, il celebre Bucintoro e la spettacolare Fontana del Cervo nella Corte d’onore.
Vista dall’alto la Reggia, con i suoi giardini, racchiude uno spazio unico di 950.000 metri quadrati di architetture e parchi e costituisce il centro dal quale si articolano i grandi complessi espositivi delle Scuderie Juvarriane e delle Sale delle Arti, il Centro Conservazione e Restauro (il terzo in Italia, ospitato negli 8.000 metri quadrati delle ex Scuderie alfieriane), il Centro Storico cittadino, il Borgo Castello e la Cascina Rubbianetta circondata da boschi e castelli del vicino Parco La Mandria.
I Giardini si presentano come uno stretto connubio tra antico e moderno, tra insediamenti archeologici e opere contemporanee: dalle grotte seicentesche ai resti della Fontana dell’Ercole e del Tempio di Diana, dalla Peschiera al Gran Parterre, dalle Allee al Giardino a Fiori e delle Rose, dal Fantacasino al Potager Royal più grande d’Italia.
Oggi però viene vista anche come nuova corte del loisir contemporaneo e si propone come centro di produzione e luogo di svago culturale in grado di offrire arte, storia e architettura in un contesto paesaggistico straordinario. Una dimora antica in chiave moderna quindi dove si alternano concerti, spettacoli, esibizioni, attività culturali e di divertimento.
DOVE MANGIARE
Ristorante – Caffé Culturale
“Il Convito della Venaria”
Via Andrea Mensa, 37/G
A pochi passi dall’ingresso della Reggia, sulla piazza dell’Orologio, un ristorante elegante che propone una rivisitazione della cucina tradizionale.
www.ilconvitodellavenaria.it
Ristorante Patio dei Giardini
Tra la quiete del Potager Royal e della Peschiera, nei pressi della Fontana d’Ercole, è ideale per pranzi e merende in cui apprezzare i prodotti biologici degli orti e frutteti della Reggia e i piatti della cucina piemontese (ingresso con biglietto “Reggia e Giardini” o solo “Giardini”).
Dolce Stil Novo
Reggia di Venaria Reale, Piazza della Repubblica, 4 – Venaria Reale (Torino)
Ristorante una stella Michelin all’ultimo piano del Torrione di sud-est della Reggia. Un luogo dove vivere a tutto tondo l’esperienza di una “cucina da Re” grazie ai piatti dello Chef Alfredo Russo (accesso dalla Corte d’onore della Reggia).
Tel. 011 4992343
Caffetteria Caffè degli argenti
Raffinato caffè della Reggia, nelle antiche sale cinesi, con la terrazza panoramica sul Gran Parterre e sull’arco delle Alpi. Ideale per gustare un’ampia scelta di panini, tramezzini, gelati, dolci e i prodotti del Potager Royal (accessibile dal percorso di visita della Reggia e dai Giardini).
DOVE DORMIRE
Agriturismo “L Fojot”
Cascina San Giovanni – La Cassa (TO)
Cascina all’interno del “Gran Real Parco”, offre luoghi e sapori della storia immersi nel relax e nella natura.
www.ilfojot.it
Già Sera Bed & Breakfast
Via Castellamonte, 2 –
Venaria Reale (TO)
Comodissimo all’interno di un antico cascinale, si trova proprio di fronte alla Reggia di Venaria Reale e ai suoi Giardini.
www.giaserabbvenaria.it
Hotel “Cascina di Corte”
Via Castellamonte, 2
Venaria Reale (TO)
Piccolo hotel molto curato a pochi passi dall’entrata della Reggia e alle pendici del Parco Regionale La Mandria.
Tel. 011 4593278
IL PARCO DELLA MANDRIA
La Mandria, Parco Regionale di 3.000 ettari racchiusi da circa 35 chilometri di muro di cinta, sorse nel XVIII secolo per l’allevamento e la riproduzione di cavalli di razza destinati ai sovrani sabaudi. Dopo la parentesi napoleonica, Vittorio Emanuele II acquistò la tenuta nel 1863 ed elesse gli Appartamenti Reali fra i suoi luoghi di residenza preferiti nel Castello.
Oggi al suo interno vivono liberamente diverse specie di animali selvatici e domestici (volpi, cervi, uccelli…) e conserva il più significativo esempio di foresta planiziale del Piemonte, oltre a custodire importanti strutture architettoniche disseminate per il suo territorio. Fra queste, la Bizzarria, curioso edificio realizzato intorno alla metà dell’Ottocento, che servì da reposoir di caccia per Vittorio Emanuele II, o la Villa dei Laghi, costruzione in stile neogotico realizzata intorno alla metà del XIX secolo in un contesto ambientale di notevole fascino, impreziosito dalla presenza di tre piccoli laghi, o la Rubbianetta, la maestosa cascina realizzata a forma di ferro di cavallo destinata fin dal principio all’allevamento dei quadrupedi (oggi sede del Centro Internazionale del Cavallo).
LA GASTRONOMIA DELLA ZONA
Non fu un caso la scelta di costruire la Reggia ai piedi delle Valli di Lanzo, caratterizzate da fitti boschi, detti del “Gran Paese”, ricchissimi di selvaggina e un territorio straordinario che si estende fino alle Alpi. Tant’è che in un’antica cronaca del 1664 si narra di una battuta di caccia nella Venaria dell’epoca, la cui organizzazione comportava l’allestimento di un ricco e complicato cerimoniale che scandiva i vari momenti della giornata del duca e dei cortigiani e riguardava gli abitanti stessi del borgo che erano tenuti a supportarne in vari modi le operazioni. C’erano poi sontuosi e fastosi banchetti dove la selvaggina, nello specifico cervi e cinghiali, rappresentava la portata più prestigiosa e prelibata. Vittorio Emanuele II, il “Re cacciatore” per eccellenza, frequentava assiduamente i boschi della tenuta La Mandria, per poi gustare le sue prede di caccia cucinate dalla Bela Rosin, accompagnandole magari con del vino rosso corposo come il Lessona. Fra le altre degustazioni tipiche della Venaria sono da menzionare i dolci al bergamotto, le cui piante ornavano i Giardini della Reggia ed erano conservate nella Citroniera in inverno, e il grissino, il “pane dei re e re dei pani” che, si racconta, rappresentò l’alimento base di una salutare dieta di Vittorio Amedeo II. Oggi la tradizione gastronomica e alimentare delle Valli si basa su prodotti della cultura contadina e montana. Sicuramente ci sono i prodotti di provenienza casearia, tra i quali la toma di Lanzo, un formaggio prodotto in alpeggio durante il periodo estivo, o toma del lait brusc, con latte leggermente inacidito. Non mancano i formaggi di capra, i ciavrìn, freschi o stagionati e il celebre burro di montagna.
Tra le carni, sono i salumi a farla da padroni (di capra, di cinghiale, della rosa, di sanguinacci, le mocette e i lardi), ma il più famoso è il salame di Turgia fatta dalla macellazione di bovini “a fine carriera”.
Qui il pane è sempre molto buono, sarà per la bontà e la “freschezza” dell’acqua utilizzata, così come da provare sono i grissini stirati a mano e dal colore dorato, croccanti e saporiti (si dice che siano nati proprio da un fornaio di Lanzo che li realizzò per andare incontro alle esigenze alimentari del giovane duca Vittorio Amedeo II).
Per chi ama i dolci tipici ecco i torcetti, biscotti secchi a base di pasta di pane che vengono glassati con zucchero o miele e cotti nel forno a legna (sembrano quasi una versione dolce del grissino) e le paste di meliga, biscotti friabili e croccanti fatti con farina di grano, farina di mais, burro, zucchero, uova, sale scorza di limone e lievito.
La zona è anche ricca di frutta, quali mele, castagne e frutti di bosco, e si produce dell’ottimo miele.